martedì, luglio 04, 2006

C'è chi pensa che per farsi capire...

C'è chi pensa che per farsi capire sia sufficiente parlar chiaro, dire "pane al pane e vino al vino"; purtroppo non sempre è così e c’è un mondo, il mondo della chat, in cui tutto risulta ancora più evidente.

Ognuno dà un proprio valore alle parole che dice, e di conseguenza interpreta a modo suo quelle che ascolta. Ognuno ha il suo dizionario personale, nascosto nel proprio inconscio, e attraverso di esso continua a filtrare, manipolare, colorare. Pertanto le parole in se non hanno valore, lo assumono di volta in volta secondo chi le dice e chi le riceve.

Per uno che si è ustionato la parola fuoco evoca sensazioni orribili, mentre per uno che sta morendo di freddo la stessa parola è confortante.

In chat, poiché si usa una forma di comunicazione scritta, le cose si complicano ancora di più, perché manca tutto il supporto che proviene dal linguaggio del corpo, dal tono di voce. Di persona, posso dirti "scemo" guardandoti con una tale tenerezza e così dolcemente da farti sentire addirittura amato, così come posso dirti "ti amo" con un tono di voce talmente asettico da farti sentire infastidito, preso in giro. Chattando, gli sguardi, i gesti, i toni della voce non ci sono, se non nella mente di chi scrive e di chi legge, ed è qui che sorge il problema, perché chi legge interpreta a modo suo il tono del messaggio. A me è capitato alcune volte di fare un complimento in chat e di ricevere dall'altro una reazione aggressiva. Perché questo avviene? Perché l'altro ha letto il mio messaggio interpretandolo secondo il suo stato d'animo, il tono con il quale ha "letto" era probabilmente ironico o di scherno, comunque non corrispondeva al mio.

Da queste difficoltà oggettive, insite in ogni comunicazione, nascono frequentemente i molti problemi e le delusioni della chat.

Ma nascono anche, molto più raramente, sentimenti talmente meravigliosi, straordinari, fuori dall’ordinario, da poter essere definiti senza tema di smentita miracoli, miracoli d’amore.
Le tante persone conosciute, che mi hanno raccontato di essersi rifugiate in questo strano mondo, fatto di assenza di vista, olfatto e tatto, l’hanno raggiunto in alcuni casi perché il mondo esterno era stato a sua volta fonte di insoddisfazioni, insuccessi o promesse mancate.

Sembra trascorsa una vita intera, ma in effetti si tratta solo di cinque anni… cinque anni fa ho avuto modo di frequentare il mondo della chat, in occasione di uno stage fatto per un’azienda che si occupava di realizzazione di studi on line qualitativi e quantitativi… studi di notorietà e d’immagine, test pubblicitari, test di concetto, test su nuovi prodotti o servizi, sondaggi d’opinione… la chat sembrava rappresentare un panel abbastanza vasto da permettere la realizzazione estremamente rapida su campioni meglio definiti e voluminosi.

Ovviamente dovevo qualificarmi e questo talvolta rendeva meno disponibili gli argonauti a rispondere realisticamente alle mie domande, ma il più delle volte, con lo spunto dei quesiti, si sono aperte davanti ai miei occhi stupiti ed increduli, splendide storie.. storie di chat.

Non ci sono solo le parole, in una chat.. ci sono le icone: lui manda una rosa - è solo un segno di simpatia - ma per lei può significare molto di più, nella sua mente quella rosa è rossa, un simbolo d'amore, ed ecco che parte in quarta. Più siamo fragili, più bisogno abbiamo di amore, di amare, più diventa facile fraintendere.

E chi ha sofferto, chi teme, chi ha paura, chi è estremamente vulnerabile, in una chat può diventare vendicatore, non aver paura, sentirsi un leone. Può mentire, mostrarsi per ciò che non è e svelare le sue carte solo quando si sente pronto per farlo, comprendendo che la persona al di la dello schermo è incline ad accettarlo per ciò che è realmente.

Mi sono ritrovata a dare consigli, a spingere tanti ragazzi che erano chiusi a casa a chiacchierare tramite un personal computer ad andare al mare… eravamo in agosto, a spronarli a darsi totalmente alla vita, senza temere di ricevere ancora qualche piccolo schiaffo, che fa indubbiamente crescere, anche se fa probabilmente fa molto male.

Ho scoperto un universo di persone variamente qualificate che si aprivano totalmente a chi gli stava davanti, instaurando un tipo di conversazione che altrimenti sarebbe stato tanto intimo da presupporre una conoscenza molto confidenziale o familiare. E in tanti si stupivano di quanto fossi “vera” perché riuscivo comunque a non lasciarmi trasportare dai tanti racconti da deviare da quelli che erano sempre stati i miei convincimenti.

In una chat, come nella vita, si trovano innumerevoli stanze, praticamente illimitate, tante quante possono essere le situazioni che si presentano quotidianamente: c’è il Bar dello Sport, il Teatro, Assemblea, Computerlandia, Facciamo Poesia, Lo Strizzacervelli, solo per citarne alcune, ci sono le stanze riservate a diverse età e anche quelle in cui l’amore sensuale regna sovrano.

Mi incuriosiva “Chiacchiere Piccanti”, ma non osavo avventurarmi in orario d’ufficio sino a li.. che domande avrei potuto porre e chi interessare ai miei questionari? Ma la curiosità in una torrida mattinata di agosto ebbe il sopravvento… avevo un nikname un po’ particolare Careless ossia noncurante, trascurato; era decisamente asessuato, così sono stata ad osservare per alcuni minuti i dialoghi della chat, senza intervenire direttamente, per capire fino a che punto potevo essere interessata a quel tipo di comunicazione…

luca77>>> Ciao a tutti!
vale75 >>> Ciao Luca!
gattosilvestro>>> Vale ieri ho beccato Dino…
gattosilvestro>>> Sapessi che faceva…
auroras>>> E che faceva?
gattosilvestro>>> Boh? E chi l’ha visto?

I frequentatori di quella stanza possedevano niknames più eccentrici che altrove: reginadisadorna, bellarossa, donnasensualissima, maschioduro, GuardaMiSpoglio, non lasciavano adito alle motivazioni per cui erano stati creati. Poi, iniziarono ad arrivarmi i messaggi in privato, anziché nella stanza in chiaro: iniziò Pianeta5 con il classico «m o f?» che sta per maschio o femmina e poi seguirono tanti altri, xxgigoloxx mi disse «ciao», edonico79 «ciao, chatti un po’ con me?», 24cm «ciao bella!» visitor73 «Ciao, ti va di sognare?», tecnospectrum «Ciao sei f? Anni?» Ragazzobello78 «Ciao ti va di vedermi in webcam? Se vuoi sono tutto tuo…», rondalzam «Come sta la più bella del reame?», Occhiazzurri72 «Ciao bel nik, mi dedichi cinque minuti della tua vita?», oltre a tanti altri messaggi, talvolta molto impudichi, altrimenti molto casti…

Il più delle volte rispondevo semplicemente un «No, grazie», alcune volte enfatizzavo con le maiuscole, che dovrebbero simulare un tono di voce più alto, quando la domanda che mi si rivolgeva era a dir poco impertinente e avevo quasi preso la via dell’uscita, chiuso la finestra principale della conversazione, quando Robecava mi inviò un messaggio decisamente originale, tanto da indurmi a rispondergli un si deciso «Ciao, vorresti dialogare eroticamente con me? Grazie comunque per una risposta».

Il tono era garbato, sensuale ma distinto. Al mio messaggio affermativo rispose «Bene, ne sono felice.. senti, posso farti una domanda sull’erotismo?» sempre più presa ed incuriosita assentii nuovamente «Per te il mare, l’acqua, una doccia… o comunque tutto ciò che bagna è erotico?». Rimasi imbambolata a fissare quelle parole, chiedendo a me stessa una risposta onesta, evocai il ricordo delle onde del mare, le tante volte che mi ero sdraiata sulla battigia, l’impatto inizialmente impetuoso dell’acqua sulla pelle resa accaldata del sole, poi il defluire lento e pacato che le onde provocavano ritraendosi, infine ricordai le sensazioni provate durante una doccia, fresca, provocante, sensuale… la mia risposta non poteva che essere un altro benestare, quasi un placet a continuare. «Che bello bagnarmi con te…» disse Robecava e continuò chiedendomi: «Allora vuoi venire con me a navigare nell’oceano dell’eros?» Ovviamente insisteva su una strada che forse aveva già percorso altre volte, ma che comunque portò la sottoscritta ad essere completamente conquistata da quel lento e irriconoscibile incantesimo che quei messaggi provocavano.

Robecava prese a descrivermi una doccia, fatta alcuni giorni prima. E’ un ricordo tutt’ora decisamente sconvolgente, l’intensità del suo racconto era tale da farmi percepire i rivoli d’acqua che scivolavano sul suo corpo, la schiuma del sapone che cadeva a terra, le mani che scorrevano agevolmente sulla pelle bagnata, mani che percorrevano innocentemente parti intime e che poi si soffermano, quasi stupite dal piacere che provocavano, in carezze più audaci.

Entrai anche io in quella doccia, per niente agitata e rimasi sbalordita nel verificare quanto quel linguaggio, per me sicuramente inconsueto, non fosse considerato affatto disdicevole, nonostante la sua crudezza.

Da quel momento ebbe inizio qualcosa che tutt’oggi è talmente bello da superare i limiti imposti dal tempo e dallo spazio, qualcosa di incomparabile e di cui non ho mai sentito raccontare, che non ha eguali per intensità, dedizione, cura, generosità, amore e contemporaneamente per i dubbi e le incertezze, il dolore e la pena che ha provocato.

Ho deciso di scriverne, perché il tempo trascorre in fretta, troppo in fretta. Cinque anni da quando ho incontrato in una chat quella persona, cinque anni d’amore che meritano un ricordo che possa essere letto e tramandato come un monile prezioso, un raro e antico gioiello di famiglia.

Un gioiello chiamato Aria Eterna

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