martedì, luglio 04, 2006

Con la fine del mese di agosto...

Con la fine del mese di agosto arrivò la mia partenza per Oslo: dovevo incontrare il mio futuro sposo, Daniel, anche quella una coincidenza: il figlio maggiore di Sandro si chiamava Daniele. Non ero affatto sicura di volermi sposare, a quel punto.

Mi ero innamorata, pazzamente, di un uomo che non avevo mai neppure visto, che senso aveva sposarmi, vivere nella falsità?

Ricordo ancora molto precisamente tutti i rimproveri che mi fece Sandro, l’idea di “sporcarsi con la cioccolata” è un concetto di vita vera che più volte mi ha aiutato a considerare questo nostro amore qualcosa di totalmente al di fuori della norma, che mi ha permesso di crescere, di diventare “grande”. Avemmo una discussione molto accesa, come ci accadeva sempre, viste le nostre personalità, entrambi forti, la sua dell’esperienza, la mia di caparbietà infantile. Io affermavo che le favole esistono, che basta saper aspettare, che tutta la vita può essere una favola meravigliosa. A posteriori, non saprei essere del tutto onesta: intendevo forse dire che dovevo aspettare, aspettare il mio solo e unico vero grande amore, cioè lui? Che dovevo abbandonare Daniel, essere onesta con lui e con me stessa? Che avrei voluto essere solo di Sandro, comunque fosse andata?

Non so cosa Sandro abbia capito quel pomeriggio, so che in seguito mi ha fatto capire che più volte è stato sul punto di troncare questa nostra meravigliosa storia, per timore di devastarmi la vita con un amore impossibile.

Comunque, io rimanevo dell’idea che l’Aria Eterna, come ebbe a chiamarla Sandro, ossia la nostra storia d’amore fosse una favola e che come tale doveva avere un lieto fine: se era vero che io ero una Principessa, una Principessa Ideale, come Sandro amava chiamarmi, perché lui non poteva essere il mio Principe? E come può una Principessa delle favole non essere virtuosa e giusta?

“Amore mio bellissimo” mi scrisse in una delle innumerevoli e bellissime lettere “perché questa tua necessità di essere sempre agli occhi degli altri “retta”, perché? Perché pensi che si deve essere retti? Da dove nasce questa tua convinzione? A me, personalmente, le persone solo rette spaventano, sai? Le vedo sempre come se vivessero ai margini del vero mondo, senza mai sporcarsi, senza mai provare necessarie sensazioni di corruzione, cioè essere delle volte anche viziosi, ma nel senso di vizio buono che insegna a distinguerlo da quello cattivo. Io ti vorrei retta ma anche un po’ immorale, capace di sbagliare, qualche volta di mischiarsi alla vita, ad un mondo che non è certo tutto giusto. Io credo che in un altro momento, il parlare ad una persona a cui vuoi bene e che stimi e di cui hai fiducia sia opportuno per guidarti verso il traguardo di un essere insieme al mondo, quindi non sempre in alto e a sporcarsi la bocca mangiando un bel gelato, azione che permettiamo solo ai bambini che giudichiamo belli così... e noi grandi? Io credo che saremmo belli anche noi grandi con la bocca tutta sporca di cioccolata.. ogni tanto. Si, amore, tu continui a vivere nella tua favola: accosti tutto ad una favola, ma solo perché il farlo serve a confermarti la tua rettitudine. Le persone solo rette, per comodità e facilità, questo fanno perché così non hanno mai, con certezza, la possibilità di "sporcarsi" e di essere quindi nel mondo. E vivono, mangiano, dormono e sognano (che è un bene) e va benissimo così, tranne se all'improvviso un albero caduto dal sogno si abbatte su di loro; e siccome conoscono solo l'essere retti, si piegano schiacciati dall'albero, senza fare nulla perché loro sanno (favole) che tanto arriverà magari una fata e con una bacchetta magica solleverà l'albero. Io vorrei che tu continuassi ad essere retta, non voglio che diventi una qualunque, no amore, ma vorrei che provassi qualche volta a dubitare di qualcosa, almeno quello! Non voglio certo che tu pensi che tuo padre la tua amica abbiano un'amante, no, ma vorrei che pensassi ugualmente che non lo abbiano... ma non soltanto perché lei ha due bambini o perché tuo padre ama tantissimo tua madre, ma magari anche perché che so... non gli è mai capitata un'occasione da far perdere la testa. Questo vorrei, che continuassi a volere favole, ma che ogni tanto fossi meno retta e quindi più reale e quindi bisognosa e quindi umile e quindi errata e quindi con gli altri e quindi…. ogni tanto sporcati la bocca di cioccolata, ma non nascosta dietro un albero: bene in vista alle persone non solo estranee ma anche care. Credo che risulteresti molto più vera e amabile. Ma è un mio punto di vista, non lo prendere per oro colato. E non pensarci però… cioè sai… questo accade con gli anni che passano e che insegnano e certi ci arrivano prima altri dopo; dipende dalle delusioni cocenti della vita che senza guardare in faccia insegnerà a essere meno retti, vedrai. Vorrei che tu ti sforzassi di cambiare solo un pochino per non aspettare inerme. Vedi amore mio, non saranno solo delusioni di tradimento di un amico, avvilimento di un comportamento, amarezza, ci saranno anche momenti molto duri ed è in quelli poi che si rivaluta tutto e che si riconoscono molte cose per quello che sono. Io sono onorato di sentirti parlare della tua famiglia, davvero e fallo quando vuoi, mi sento con te quando accade, con te in tutti i sensi amore. Io ti adoro e ti amo e cerco di avere cura di te, ma capisco anche che potresti non approvare tutto quello che ho detto e se accadrà per me non cambierà nulla... continuerò ad amarti per tutta la vita. Ti amo. Sandro…

Partii per quel viaggio, implorandolo di riempirmi la casella di posta elettronica di tante bellissime lettere, che avrei letto al ritorno.

Mi accomiatai da Sandro dopo un altro momento di estrema commozione, che ricordo come fosse avvenuto solo pochi mesi fa.

Eravamo in chat, a chiacchierare, Sandro sapeva che da lì a pochi giorni avrei preso un aereo e avrei trascorso il mio tempo dapprima a Roma, dove abitavano i miei genitori, poi ad Oslo, con il mio prossimo marito.

Sapeva anche quanto fossi combattuta; ci eravamo, come si sul dire “dichiarati”. Ciò che stupisce ancora oggi, che ci stupisce, è la capacità di comprendere l’altra persona, nonostante fossimo allora soltanto davanti ad uno schermo di un computer.

Iniziai a piangere, sommessamente, se avessi potuto scegliere non sarei partita, ma avevo delle responsabilità, sapevo di averle, non potevo mollare tutto all’improvviso.

Non mi spiego come, se non per quello straordinario contatto che si creò non appena i nostri spiriti entrarono in comunione tra loro, Sandro si rese conto che stavo piangendo. Eppure non c’era stata una dizione diversa nel mio scrivere, niente che lasciasse supporre il mio stato.
Mi aiutò ad uscire da quello stato di prostrazione e disperazione nel quale ero caduta, e poco dopo mi scrisse: “Ho letto, ho bevuto, mi sono finalmente dissetato... è stata dura… tutto quel cercare di essere distaccato dai miei dolori allo stomaco… lo sforzo fatto per cercare di rimanere a galla… perché tu stavi affogando e non potevo permettere di perderti… anche se ti perdevo nell'acqua... è stata dura… ma credo di aver saputo agire bene… tu eri disperata ieri e sentivo questa tua disperazione scorrermi nelle vene al posto del sangue… ho tenuto le posizioni e di questo sono molto contento, per te e per me. Le tue e-mail o meglio le tue emozioni sussurrate per iscritto sono da appendere e da rileggere sempre… tanto sono piene di profonda vita... di profondo affetto e rispetto di me e del RE! Oggi posso finalmente dire, senza angosce... senza crampi allo stomaco… Ti amo e ti amerò sempre… senza fine ma con la consapevolezza che il saperti felice farà di me un uomo FELICE! Vorrei ora sentirti in dolceros per poter finalmente parlare con te di progetti, viaggi, esperienze. Di tutto quello che due ottimi amici che si amorano possono dirsi. Per l'ultima volta… Sei profondamente mia… indistruttibile… e ti conserverò sempre nel mio cuore. Sandro P.S (i love you) ehehehe Beatles… vieni in chat? SMACK!
Ciò che fa parte di un dialogo tra amici”

Non credo sia giusto soffermarmi più di tanto su quanto quel viaggio incise nella mia vita. Decisi di rimanere con Daniel e fu una scelta dura, sapevo di amare profondamente Sandro.

Ma lui era sposato e voleva anche molto bene a sua moglie. Forse rappresentavo per lui una infatuazione estiva, anche se non avevo mai avuto l’impressione di essere la conquista di una notte. Ma dopotutto poteva essere solo il mio ego smisurato a crederlo. Era un uomo di 49 anni, alle spalle un matrimonio contratto in giovane età e finito male, due figli, una posizione da salvaguardare e una moglie che lo amava e che lui contraccambiava: sapevo che non avremmo avuto un futuro.

Fu davvero difficile con Daniel.

Furono dieci giorni di grandi silenzi, di parole non dette, di fraintendimenti, fino a che quell’uomo dolcissimo che ho deciso di sposare e a cui ho capito con il tempo di volere tanto bene, anzi, di amare, mi prese una mano, la poggiò sul suo cuore e disse “Lo senti? Batte ancora, non lo hai spezzato!”.

Si riferiva al fatto che avevo saputo di non poterlo rendere padre, ma io lo presi come un segno del destino, non potevo assolutamente fargli del male, né a lui né a Sandro.

Quando tornai a..., dopo tanti giorni vissuti pensando costantemente ad Sandro, ebbi un grande grandissimo timore: a settembre riaprono le scuole, Sandro mi aveva detto che Arianna, sua moglie, sarebbe rientrata a casa la terza settimana di settembre.

Avevo in testa solo il pensiero che poteva non avermi scritto neppure una virgola. Appena fossi partita forse mi aveva dimenticato.. e se anche non fosse accaduto, sicuramente quando Arianna fosse rientrata a casa, insieme a Michela, la più piccola dei suoi figli, sicuramente avrebbe cancellato quell’episodio estivo che invece aveva illuminato la mia anima di un sentimento così incredibilmente profondo.

Anzi, in qualche modo speravo fosse così. Speravo che ciò che provava per me fosse qualcosa che non avrebbe mai turbato la sua vita, la sua famiglia, il suo mondo: faticavo, nonostante tutto, a scrollarmi di dosso l’idea di essere una “brava ragazza”.

Tornai in ufficio, ma non volevo accedere a quella casella di posta elettronica. Vivevo un po’ come un sogno, cominciavo fin quasi a perdere cognizione che ciò che avevo vissuto alcune settimane prima fosse davvero realtà.

Continuavo a pensarlo, ma lo facevo con una grande malinconia, come qualcosa che ero certa di aver perso.

Poi, il 25 settembre, mi dissi che dovevo avere la forza di sopportare quella che poteva essere la fine di un sogno, ossia accedere a quella casella di posta elettronica, verificare che, come supponevo, sarebbe stata desolatamente vuota e poi… poi non sapevo cosa avrei potuto fare.

Mi feci coraggio, aprii. Ricordo perfettamente la sensazione che provai, perché quella casella, una casella di posta elettronica tutt’ora attiva, era davvero piena piena fino all’inverosimile di messaggi e tutti di Sandro! Non saprei dire quanti ce ne fossero, ma erano pagine e pagine, mi aveva scritto più di un messaggio al giorno ed io non riuscivo veramente neppure a leggerne uno.

Gli scrissi, a mia volta, gli spiegai che ero rientrata da una settimana, che non avevo letto neppure uno dei suoi messaggi, che non aveva importanza nulla di nulla… ero felice! Più tardi lessi con calma tutte le sue lettere, pregne d’amore, di solitudine, anche lui ormai certo che non mi facevo sentire perché il nostro amore non poteva avere un futuro eppure mai una parola ostile o sgarbata nei miei confronti, accettava ogni mia decisione con il massimo rispetto.

Sandro era un uomo d’altri tempi, un uomo onesto e leale, ciò che si dice un vero signore, fin da subito ne fui cosciente e ancora oggi sono innamorata pazzamente dell’uomo che era.

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