martedì, luglio 04, 2006

Ritrovare il suo amore intatto...

Ritrovare il suo amore intatto, dopo quella lunga assenza, fu un’esperienza sublime. Leggere le decine e decine di lettere che mi aveva scritto, appassionate, dolci, timorose, delicatamente superbe, così innamorate mi facevano sentire veramente una Regina. La più bella delle Regine delle Favole. Sandro non smetteva mai di farmi dei complimenti. Coglieva tutte le occasioni per dirmi che ero bella, stupefacente, meravigliosa… e io gongolavo. Poi ne rimanevo intimorita e ogni volta negavo tanta bellezza.

Una volta rientrata sembrava che la mia vita avesse subito una svolta: avevo deciso di continuare a vivere due meravigliose storie d’amore, due nella stessa vita, non è certo cosa da tutti i giorni! Avrei continuato a volere Daniel accanto a me, ogni giorno della mia vita e altrettanto avrei fatto, se lui lo avesse voluto, con Sandro. Sarebbe stato qualcosa di meraviglioso: all’inizio vedevo solo tutto il buono di questa situazione. Mi aveva stregato quell’uomo tanto affascinante quanto innocentemente malizioso e come è sempre accaduto quanto ha voluto qualcosa da me, non ha dovuto faticare molto per averlo.

Il sentirci solo tramite una chat o con delle e-mail era davvero limitativo. Sandro prese a farmi quella che dolcemente a me piace chiamare “la lagna”. Mi chiedeva tutti i giorni la stessa cosa, più volte al giorno: telefonami. Non voleva ovviamente il mio numero, mi diede il suo, quello della sede del suo giornale. Mi disse che era un numero al quale rispondeva soltanto lui, che non avrei dovuto preoccuparmi assolutamente di nulla, voleva solo sentire il suono della mia voce. E poi prese a dirmi che sarebbe servito ad entrambi, che avremmo smitizzato un amore tanto inumano. Non fu questo a convincermi, ma semplicemente sentivo che era il momento giusto per farlo, così in un pomeriggio di settembre presi il coraggio di comporre quel numero, proprio mentre eravamo in chat. Gli preannuncia che avrei telefonato e tenni fede alla parola data.D

Di quella prima meravigliosa telefonata, che durò forse più di una mezz’ora, ricordo ancora la fortissima emozione. Tanto forte da farmi sentire come una quindicenne al suo primo appuntamento. Credo di non aver detto che poche parole. Sandro invece fu meraviglioso.

Continuò a parlare parlare parlare, quasi a coprire i miei silenzi, ogni tanto cercava di indurmi a pronunciare perlomeno qualche sillaba, ma credo di non essere andata mai oltre un “si” o un “no” appena sussurrati. Mi parlò di Roma, la mia Roma, chiedendomi quali fossero le strade più belle di Ferrara (continuavo a nascondergli la mia città di residenza), quali i piatti principali, come andava il mio lavoro… gli avevo fatto credere di continuare nella professione che avevo intrapreso a Ferrara, insegnare Biologia in un Istituto Professionale e quindi aveva preso a chiamarmi “mia dolce prof.”Chiuse la telefonata in un modo tanto meraviglioso che ancora mi commuove, a distanza di anni. Continuò a salutarmi mentre appoggiava la cornetta, quasi che non volesse mai più chiudere un contatto che ormai si era definitivamente spalancato con me. L’indomani mi scrisse una lettera meravigliosa: “Dolcissima ed eterna amica mia, io ancora devo riprendermi da ieri sera, la tua voce mi è rimasta dentro e quel tuo modo di dire... dimmi... da infarto, da colpo al cuore, da cazzotto alla bocca dello stomaco. Ma sono convinto che abbiamo scelto giusto: il telefonarci. Si credo di sì perché non abbiamo smitizzato nulla, noi purtroppo non siamo mitici ma realmente veri. E quindi sono convinto che ora che siamo noi e sappiamo chi siamo: sai la voce, ascoltarla, da messaggi inequivocabili. Ho letto ora le tue e-mail: sei proprio dolce e carina, hai modi comportamentali veramente delicati e profondi. E poi, la descrizione della mia voce, ma sei pazza, non si fa così.!!! E poi... ma quanti poi dolce amica mia... tanti e da non dire! Sono io che dico grazie, tu me ne hai detto troppi e tutti bellissimi! Oggi ho molto da fare, ti va un appuntamento in chat? Diciamo alle 13,30? Spero che ti vada... Questa notte (e poi giuro non ti dirò altro) mi sono svegliato almeno sei o sette volte: eri tu che mi svegliavi. Poi vorrei tanto una volta descriverti la musica, come la sento io... per trasmetterti emozioni, per fartela vedere in un altra ottica e “titolo canzone” potrebbe essere una bellissima lezione.. anche questo spero che ti vada... Ti adoro come sempre, certo dopo averti goduta ieri sera di più, ma ora so che avrò sempre il ricordo della tua voce… e lo terrò con me per sempre. Ah senti posso farti un regalo… ci terrei veramente che tu accettassi… riguarda il tuo cellulare… tranquilla però: io potrei farti caricare tutto quello che voglio, sai qui al giornale abbiamo un credito aperto, solo per gli amici, ma attenta, senza sapere il tuo numero, ok? Mi dici di si? Sarei molto contento di darti io il modo di chiamarmi, se vorrai. Smack!! Sandro”.

Continuammo a scriverci, a telefonarci, eravamo come due bambini che hanno appena scoperto l’esistenza della cioccolata: nessuno dei due pensava minimamente di dovervi rinunciare, anzi eravamo fermamente convinti che amarci avrebbe portato linfa e vitalità e gioia nelle nostre rispettive famiglie e il crederlo ci faceva sentire a posto con le nostre coscienze, tanto da permetterci di continuare a vivere un amore che altrimenti sarebbe stato concretamente devastante per entrambi.

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