martedì, luglio 04, 2006

Quando Sandro ed io...

Quando Sandro ed io avevamo rivelato i nostri nomi, eravamo ormai giunti alla fine del mese di agosto; dirmi che non aveva 35 anni fu per lui un grandissimo scoglio; per me, che l’avevo sempre sospettato fu un sollievo; mi disse di avere 49 anni, io svelai i miei 34 compiuti e nel frattempo altre piccole e grandi coincidenze: eravamo entrambi dell’acquario, lui 9 febbraio io 18 (9+9… altra coincidenza?), entrambi nati e cresciuti a Roma, gusti così simili che sapevamo quasi cosa potesse piacere all’altro: pizza margherita, Beatles…

Io di musica sapevo ben poco, ma lui dopo anni di conservatorio e con il rammarico di aver intrapreso la professione giornalistica solo per volere dei suoi genitori, aveva un universo di meraviglie che mi affascinava: non solo suonava pianoforte e chitarra, ma componeva! Che sogno sarebbe stato per me ascoltarlo suonare… ma Sandro aveva ancora un piccolo piccolissimo segreto.

Qualcosa che per lui costituiva realmente un problema, tanto che credeva potesse essere in grado di far finire tutto ciò che erano iniziato… anzi, un segreto e una piccola bugia, come ebbe a confidarmi in seguito. Quando finalmente trovò il coraggio di rivelarmi che aveva compiuto 49 anni e di non aver mai portato a termine gli studi universitari scoppiai in una gran risata per la gioia ed il sollievo: il mio Piccolo (ho sempre adorato chiamarlo così…) aveva veramente piccoli e futili segreti!

Ricordo tanti di quei messaggi in posta elettronica… alcuni li ho imparati a memoria, tanto mi rendevano felice… Lunedì 28 agosto, mi riportò un pensiero che aveva scritto, la domenica precedente, recitava pressappoco così “Ciao stupenda... volevo solo dirti che sono felice, come non lo sono mai stato, felice di sapere che esisti, che sei vera, che vivi, che ci sei, che ridi, che piangi, che stuzzichi, che parli e che sopratutto chatti e scrivi a qualcuno che non ti dimenticherà mai più! And” e, subito dopo “Cara mia eternità chiamata Barbara... sto vedendo un film, ma a che serve? Sento sì le voci, vedo le immagini… ma non capisco nulla. Io capisco solo te ora, ti comprendo, ti assaporo, ti ricordo… ti amoro. Vedi, non riesco a non farlo, devo comunicare con te… sbaglio lo so ma ormai… Cerca però di fare tesoro di questi miei pensieri, tienili dentro con te perché dovranno essere giusto seme per far crescere ancora di più il tuo stupendo amore con il RE! Ti abbraccio e ti…, ma non lo scrivo.”

In effetti lo scrisse, quello stesso giorno in un’altra e-mail… abbiamo avuto dei momenti in cui, per il troppo lavoro, per tanti altri impegni, Sandro passava dei giorni interi senza scrivermi neppure una riga. Avevo addirittura il timore di aprire la mia casella di posta elettronica, sapevo che mi avrebbe fatto male tanta deserta desolazione… ma questo non accadeva certo in quei primi mesi della scoperta del nostro amore…

Mi scriveva "Mia infinita ed inesauribile dolcezza, sono qui a scriverti, dopo circa 48 ore e nulla è cambiato, anzi! Mi trovo sul terrazzo di casa mia, solo, e guardo il cielo, nuvoloso ma sopra le nuvole sereno, cercando tra esse la via per giungere a te con la mia mente fino a Ferrara, delicato amore mio. In questi due giorni ho cercato mille e mille modi per non pensarti, per non soffermare la mia mente sulla Tua entità.... tu per me non hai un viso, non hai una voce eppure ti sento sempre accanto come una costante e meravigliosa presenza. Sabato mattina sono andato in barca con un amico, cercavo distrazione ed invece tutto quel mare azzurro, l'oceano, l'acqua… tutto era parte di te e tu eri dovunque. Mi sono trovato spesso a cercare sulla spiaggia donne che potessero essere come te, ma era difficile… eppure come un cretino mi domandavo forse è come quella… forse è così… strano no? Volevo scriverti queste mie sensazioni, non dirmi che sbaglio, tanto non serve a nulla, questo non significa che non rispetterò i confini del nostro rapporto, non temete il muro tiene e poi ti ricordi: i principi non regnano. Comunque di una cosa sono certo, io ringrazierò tutta la vita il destino che mi ha permesso di sapere che esisti… che mi ha concesso di scriverti e che mi permetterà di pensarti. Sei una persona veramente stupenda da coccolare e viziare, lo meriti. Scusami ancora per queste parole forse troppo vicine al confine invalicabile ma mi sei entrata dentro e nessuno, dico nessuno, potrà mai toglierti dai miei pensieri. Ora è Lunedì, ricopio questa in e-mail e poi vado a vedere se tu per caso mi hai scritto. Non fraintendermi se chiudo con una frase forse banale e forse non rispondente alla realtà delle nostre vite ma tu la meriti: ti amo teneramente… SMACK! Sandro”

Per quanto Sandro cercasse di farmi “sporcare con la cioccolata” era perfettamente cosciente di quanto fossi fragile nel riconoscere in me stessa una parte sleale e negativa. Per questo aveva coniato per me parole nuove e decisamente inconsuete. Amorare per esempio, era la somma di amare ed adorare. I Regni, e quindi il Re, di cui parlava erano le nostre rispettive famiglie, noi invece eravamo i Principi, Principi che non avrebbero mai regnato, più tardi inventò un altro verbo, dolcezzare… ma questa, come si dice, è un’altra storia

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