martedì, luglio 04, 2006

Eppure quelle spine...

Eppure quelle spine, che avrebbero dissuaso ogni essere umano ragionevole dal continuare una storia finita già prima di cominciare, non facevano che renderci più felici, forse non molto consapevoli, non ancora. Io vivevo sola, ricordo con un sorriso quando Sandro ogni sera si dispiaceva dicendo “quanto spreco…”. In qualche modo cercavo di prepararlo a ciò che avremmo vissuto in un prossimo futuro, quando Daniel si fosse trasferito a....

Avevo vissuto questa storia con Sandro e mi ero abituata, con il tempo e tanta pena, a lasciare che lui tornasse da Arianna, ogni sera. Ma per Sandro, cosa avrebbe significato salutarmi ogni sera, sapendo che sarei stata di un altro? Non volevo parlargli di Daniel, volevo tenerlo fuori, proteggerlo in qualche modo, ma sapevo anche ciò che avrebbe passato, per averlo vissuto sulla mia pelle in quei mesi. Continuavo a ripetermi che per me in qualche modo era stato più doloroso, perché io tornavo ogni sera in una casa vuota, mentre lui avrebbe avuto comunque sua moglie e la sua bambina accanto.

Mi scrisse: “Mia dolce e tenera fragola, quanto scrivi bene! Riesci a farmi stare li con te, mentre leggi le tue parole. Oggi 27 novembre: stamani al telefono ti ho percepito innamorata pazzamente di me e questo mi ha fatto diventare brillo, come se veleggiassi nell'aria... e quando ti percepisco così, ti desidero pazzamente, subito, come un bicchiere d'acqua bevuto da un disperso nel deserto.Dicembre si avvicina, io comincio a pensarci, sai la mia donna me lo ha consigliato! E ci penso ed immagino, valuto, cerco di sentire: me dentro... Ripenso, mi metto al posto di altri, ci ragiono, sento, insomma sì! Ti ci vedo molto bene con il Re, la sua dolce metà, il vostro nido, le tue carezze, le sue carezze, i tuoi abbracci ed i suoi abbracci, i tuoi pensieri ed i suoi pensieri: davvero perfetti come d’altronde non poteva che essere; tanta tua completezza non poteva che essere compensata da tanta altra completezza. Ed io sono felice, contento che tu sarai felice e contenta, come me. Cosa siamo noi? Come ci possiamo definire? E’ tanto difficile... Noi siamo eterni direi, quindi il nostro è un matrimonio eternamente mentale, definitivamente costruito nel tempo e nell'aria: pertanto non potrà mai cadere perché senza peso, quindi potremo definirlo... sì… noi siamo aria eterna... dimmi se ti piace... smack smack... amore... e ancora smack e poi smack... e sai perché ti amo? perché sono innamorato di te... quindi mi ami… quindi ti amo… quindi ci amiamo… quindi leggiadri nell'aria continuiamo a rimanere sospesi ed eterni... ti amo... mi ami... ci amiamo... Senti dolce pazza sconvolgente desiderabile sensuale e stupenda donna, oggi sono brilloooooooooo... vorrei tanto ma tanto abbracciarti e baciarti... e pensa forse il non poterlo fare... mi inebria... ti fa desiderare sempre più... ed è meraviglioso... smack smack smack Ma ora basta amore, ti invio l'e-mail: non vorrei che ti abituassi a lettere lunghe.... io di lungo potrei darti un bacio... ahhhhh… quello sì, sarebbe lungo... Ti amo e ti amerò per sempre.... Il tuo Sandro

Ma i giorni che vennero furono molto duri, per entrambi. Daniel arrivò con una settimana di ritardo, rispetto ai programmi. Di questo ero felice, ovviamente, perché mi avrebbe consentito di passare ancora alcuni giorni spensierata con il mio bellissimo amore, ma, una volta di più il fatto di non sentirmi triste per il suo mancato arrivo mi faceva sentire in colpa. Cosa c’era di giusto nei nostri comportamenti? Niente di niente. Era ora che cominciassi ad esserne cosciente e consapevole. Avevamo scelto entrambi di vivere questa “cosa” meravigliosa, non avevamo una pistola puntata alle tempie, quindi stava a noi viverla cercando di non creare disagio a nessuno, sentendoci privilegiati di essere stati i prescelti che potevano amare e amare e ancora amare.Quando arrivò Daniel per Sandro fu un vero strazio. Me lo confidò solo dopo alcuni mesi. Non solo io ero con Daniel, ma lui era in ferie e questo ci rendeva quasi impossibilitati a comunicare, se non lasciandoci reciproche segreterie sui cellulari.

Ricordo ancora una sera, mi lasciò detto che doveva uscire a fare delle spese e che dalle 18.00 alle 19.00 avrei avuto la possibilità di telefonargli se avessi voluto. A casa erano arrivati anche i miei genitori, nel frattempo, fingere diventava sempre più difficile, arrossivo per un nonnulla, mi sentivo sempre “in flagranza di reato”! Inventai che dovevo assolutamente uscire a comprare dell’erba cipollina, indispensabile per una pietanza che stavo preparando, ma che in effetti avevo già in frigorifero; la presi di nascosto e scappai fuori da casa… che felicità poterlo risentire, parlare con lui anche solo per pochi minuti, infreddolita dalla rigida serata invernale. Mi fermavo ad ogni angolo di strada, istupidita dalla felicità, sorridevo ad ogni passante, quasi che tanta beatitudine dovesse essere condivisa con qualcuno.

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