martedì, luglio 04, 2006

Quanto amavamo ed amiano discutere...

Quanto amavamo discutere, anche molto animatamente Sandro ed io. Lui possedeva il dono della pacatezza, è sempre stato molto misurato, posato io al contrario sono molto irruente, impulsiva, irriflessiva. Avere la possibilità di averlo accanto in tutti questi anni mi ha fatto mutare atteggiamenti e modi di essere, mi ha cambiato, migliorandomi. Ne hanno giovato sia le mie conoscenze, che il mio lavoro, che la mia famiglia e le mie amicizie. Ho imparato che non è sempre tutto vero ciò che si vede ad una prima sommaria occhiata, che non sempre tutto il male è negatività, sono, come si sul dire, cresciuta grazie ad Sandro. Ma lui ne ha avuta tanta di pazienza con me e ne ha avuta sino all'ultimo, immutata, come ai primi tempi.

Io inizialmente mi sentivo profondamente in colpa nei confronti della sua famiglia. A causa mia lui faceva molto tardi, tornava a casa non prima delle 22.00 ogni sera. Ero arrivata ad accusare lui di egoismo perché mi “costringeva” a fare tardi la sera, per rimanere in chat o al telefono con lui. Lui pazientemente dipanava i miei dubbi, le mie incertezze, alcune volte perdeva la pazienza, ma diceva che gli bastava ascoltare la mia voce e trovava istintivamente la forza per spiegarmi, per farmi capire dove a suo parere sbagliavo, dove cadevo per troppo amore. Usava una terminologia meravigliosa per descrivere le nostre conversazioni… diceva di dissetarsi di me, della mia voce, come un assetato in un deserto. Riusciva a calmarmi quando in ufficio perdevo la pazienza: mi bastava leggere una sua lettera, un suo pensiero e sempre mi sentivo nuovamente a mio agio; gli dicevo che era un capo perfetto, che trovava sempre la soluzione ad ogni problema, beati coloro che lavoravano con lui!Insistevo a non volergli dare il mio numero di cellulare e neppure quello del telefono in ufficio, ma per questo c’era una ragione: avrei dovuto dirgli che abitavo a... non a Ferrara e a questo punto ero terrorizzata che questa mia ulteriore bugia avrebbe potuto ferirlo, fargli del male, non sapevo come evitarlo!

Poi ad ottobre, alla fine di una meravigliosa lettera mi scrisse: “Vorrei farti un regalo, davvero niente ricariche telefoniche, ho promesso e dovresti darmi un fermo posta di Ferrara… io lo spedisco, tu leggi il biglietto n. 1, esegui quello che c'è scritto, poi leggerai il biglietto n. 2 ed eseguirai: non è uno scherzo, sarà molto bello.”Gli dissi finalmente che vivevo a..., non a Ferrara. Lo feci, lo ricordo, quasi in lacrime, continuando a chiedergli perdono per la bugia, cercando di spiegargli, di giustificarmi, di trovare il modo perché potesse capirmi.

Rimase decisamente stupito e molto dispiaciuto, anche se non lo diede decisamente a vedere. Mi aveva immaginato tante di quelle volte a Ferrara, era andato a cercare cartine e fotografie della città per immaginarmi in quel contesto e poi di punto in bianco dicevo di abitare a...!Superato anche quello scoglio, diedi il fermo posta di... e mi arrivò un pacchetto. Vedevo per la prima volta la sua calligrafia, ricordo andai a ritirarlo alla Posta e tenevo quell’oggetto nelle mani, non stavo più in me dalla gioia. Dalla gioia e incomprensibilmente dalla paura.

Ne parlammo, prima che io andassi in posta: gli spiegai che mi sentivo come se da quella busta potesse uscire fuori una persona, lui. Ne ridemmo insieme, ma in realtà ero stupidamente impaurita. Arrivai a casa e, come da istruzioni impartite al telefono, aprii la busta. Conteneva due fogli manoscritti e un cd.

Aprii il primo dei due fogli: Cara e dolce amica mia, diceva, dunque… siediti, mettiti comoda, rilassati ed inserisci il CD, canzone n. 12.Ascoltala la prima volta, solo ascoltare, l’armonia è difficile da capire subito.

La seconda volta stai attenta alla prima voce che canta.

La terza volta stai attenta alla seconda voce che canta.

La quarta volta stai attenta all’armonia dei violini.

La quinta… riascoltata tutta, sempre concentrata.Ora, dovresti avere dentro di te la magia di questa meravigliosa canzone. Non badare troppo al testo. Smack! Sandro.

Dopo aver eseguito diligentemente tutte le istruzioni tanto amorevolmente impartite avrei dovuto leggere il contenuto del secondo foglio.. mi sentivo come prima di un esame. Ora mi domanderà qualcosa della musica ed io che sono totalmente ignorante in materia lo deluderò.

Tradirò le sue attese e le sue speranze… ascoltai ancora molte volte quel cd, cercando di capire se c’era qualche messaggio “cifrato” nella musica che io avrei dovuto comprendere. Più mi intestardivo, peggio era: cosa aveva voluto comunicarmi Sandro con quella musica? Alla fine, tendenzialmente disperata, aprii il secondo foglio. "Ora, amore, mettiti comoda, di nuovo, accendi e ascolta di nuovo… nell’introduzione io ti dico… amore balli con me? Tu ti alzi ed… ecco quando la prima voce solista comincia a cantare, io ti cingo la vita e, stretto a te cominciamo a ballare questo stupendo lento… ti sussurro all’orecchio… quanto sei bella… siamo guancia a guancia… e, mentre ascolti, immagina che stiamo meravigliosamente ballando, abbracciati, legati ed innamorati. Smack. Sandro."

Piangevo senza neanche essermene accorta, l’emozione di quelle parole, su quella meravigliosa musica, il sollievo e la trepidazione erano incontrollabili.

A distanza di anni, ballammo davvero su quelle stesse note, Sandro mi abbracciava e insieme continuammo a sognare un sogno chiamato Aria Eterna.

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